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ORSA MINORE

Ursa Minor, Ursae Minoris

UMi

 

06 - Orsa Minore (mito)

La costellazione dell'Orsa Minore nell'Uranographia di Hevelius (1690).
Immagine: http://www.atlascoelestis.com


Esistono diverse varianti del mito legato alla costellazione dell’Orsa Minore. Sostanzialmente se ne possono individuare tre. Una versione dice che la costellazione era conosciuta col nome di Fenice e i motivi differiscono a seconda delle fonti che si prendono in considerazione.

Il Fragm. Vat. spiega che:

 

Su questa costellazione fanno affidamento i Fenici e in realtà da loro essa prende l’onore di essere chiamata Fenice.

(Fragm. Vat.)

 

Pare che le navi greche si servissero per l’orientamento dell’Orsa Maggiore, mentre quelle fenicie dell’Orsa Minore, ma non per il fatto che in essa vi era la Stella Polare. A quel tempo infatti – siamo nel III millennio a.C. – la prima stella del timone del Piccolo Carro non segnava il polo nord celeste, il quale si trovava invece nella costellazione del Drago. I Fenici piuttosto preferivano l’Orsa Minore perché era una costellazione che era sia piccola sia vicina al polo celeste, combinazione questa che faceva sì che la sua rotazione quotidiana tracciasse nel cielo un cerchio di diametro contenuto e le sette stelle, a differenza dell’Orsa Maggiore, rimanessero sempre visibili nella stessa zona di cielo. Il mitografo Igino invece giustifica il nome di Fenice col fatto che colui che per primo chiamò la costellazione Orsa Minore era originario della Fenicia.
 
Questo personaggio è ben conosciuto ed è Talete di Mileto, quello che è considerato il primo filosofo della storia, vissuto a cavallo fra il VII e il VI secolo a.C. Mileto non è in Fenicia, ma sulla costa meridionale dell’Asia Minore, regione al tempo chiamata Ionia, e a quanto pare la città ionica non era quella di nascita del filosofo che dunque sarebbe stato di origini fenicie.

 

Talete, che esaminò approfonditamente questa materia e per primo chiamò la costellazione Orsa, era di stirpe fenicia, come afferma Erodoto di Mileto.

(Igino, Poeticon Astronomicon)

 

E aggiunge:

 

Dunque tutti coloro che abitano il Peloponneso usano la prima Orsa; i Fenici invece, si regolano su quella che il suo scopritore ha suggerito loro, la osservano attentamente ritenendo di poter navigare più sicuri, e di certo la definiscono Fenice per l’origine di chi la scoprì.

(Igino, Poeticon Astronomicon

 

Un’altra variante della mitologia dell’Orsa Minore indica la costellazione come Cinosura. Questa era una ninfa che, insieme a un’altra di nome Elice, accudì Zeus quando la madre Rea lo portò sull’isola di Creta affinché il padre Crono non lo inghiottisse come faceva con tutti i suoi figli. Una profezia infatti gli aveva rivelato che egli sarebbe stato detronizzato da uno di loro e così, per evitarlo, il dio li ingoiava dopo che Rea li aveva partoriti. Ma per l’ultimo di essi, la dea rifiutò di vederlo subire lo stesso destino. Su consiglio dei genitori Urano e Gea, gli stessi della profezia di Crono, si recò a Creta, per darlo alla luce lì, lontano dagli occhi di Crono. Lo affidò ai Cureti, i primi sacerdoti di Zeus, insieme ai quali vivevano anche Cinosura ed Elice che si presero cura del piccolo. Rea tornò dallo sposo porgendogli invece una pietra avvolta in fasce e il dio la inghiottì credendola l’ultimo nato. Cresciuto, Zeus avrebbe compiuto la predizione divenendo il nuovo re dell’universo e liberò i suoi fratelli dal ventre del padre, che li vomitò uno dopo l’altro a partire dal sasso.

Ma prima che tutto questo accadesse, Zeus bambino crebbe sull’isola di Creta e, anche se non ne abbiamo testimonianza esplicita, abbiamo ragione di pensare che fu Zeus a voler ricompensare le sue nutrici assegnando loro un posto fra le stelle: Cinosura l’Orsa Minore, Elice l’Orsa Maggiore. Probabilmente gli uomini guardando le Orse, capirono che si trattava delle due ninfe cretesi perché Cinosura significa coda del cane, mentre Elice significa spirale ed entrambe le costellazioni infatti evocano queste forme.

Ma il nome che si è maggiormente affermato per la costellazione, così come la sua rappresentazione celeste come si può vedere nell’Uranographia di Hevelius del 1690 (a inizio pagina), è Orsa Minore; lo si deve al mito della giovane Callisto, seguace di Artemide, la dea della caccia, vergine per scelta, condizione alla quale chi voleva esserle fedele doveva adeguarsi. Callisto viveva nei boschi dell’Arcadia, una regione greca famosa per i suoi rilievi verdi e selvaggi. Era figlia di Licaone e sin da piccola si era distinta per la sua indole da predatore. Entrò nel seguito di Artemide e ben presto divenne la prediletta della dea. Callisto era anche la più bella e il suo nome significa proprio questo: la più bella. Tuttavia a nessuno era concesso unirsi a lei e chi vi provava, fosse anche stato un guerriero bello e valoroso, veniva respinto: Callisto mai e poi mai avrebbe tradito la dea a cui si era votata.

Ma un giorno fu presa con l’inganno. Zeus, che aleggiava su un piccolo bosco profumato, dove la giovane si era fermata a riposare, la vide e rimase subito turbato dalla sua bellezza. Nell’ammirare quel corpo meraviglioso disteso sull’erba, notò accanto l’arco e la faretra con le frecce; capì subito che si trattava di una vergine di Artemide e conoscendo la fedeltà che legava le giovani alla dea, sedusse Callisto assumendo le sembianze proprio di colei che veneravano. Riuscì così ad avere l’attenzione della fanciulla e le sue lodi, e proprio queste ultime provocarono la sua rivelazione: Zeus non riuscì a resistere alle lusinghe che Callisto credeva di rivolgere ad Artemide e così all’improvviso, la attirò a sé perdendo le sembianze della dea e acquistando le proprie. Fu troppo tardi per la giovane, ormai serrata nell’abbraccio divino di Zeus.

Per diversi mesi riuscì a nascondere la gravidanza che ne derivò, ma un giorno Artemide propose al suo corteo di prendere un bagno in una fonte dall’acqua cristallina. Tutte si tolsero le vesti tranne Callisto che invece indugiava. Le compagne la costrinsero, arrivando a sfilarle loro stesse la tunica: il terribile segreto venne alla luce; Artemide, sdegnata, cacciò Callisto per sempre dal suo seguito, mentre Era, la consorte di Zeus, si vendicò del tradimento subìto trasformando la ragazza in un’enorme orsa. Zeus mise in salvo il piccolo che nacque dalla loro unione, Callisto invece si ridusse a vagare raminga fra le montagne dell’Arcadia, triste e con il terrore di essere braccata.

Giunse il giorno in cui il temuto evento capitò. Quindici anni dopo la metamorfosi, il figlio di Callisto, Arcade, si imbatté nella madre che non aveva mai conosciuto. Di lei sapeva solo che era stata una cacciatrice di grande talento e che gli aveva trasmesso quella passione e quell’abilità. Così, quando inaspettatamente si trovò di fronte all’orsa, le puntò contro il terribile arco teso; e la freccia sarebbe scoccata colpendo Callisto fatalmente se Zeus non fosse intervenuto bloccando entrambi e dissolvendoli in stelle. Callisto divenne l’Orsa Maggiore mentre Arcade per alcuni venne tramutato nella costellazione di Bootes, per altri in quella dell’Orsa Minore.

Ma, dato che di orsa e non di orso si tratta, probabilmente la versione del mito più coerente coi fatti accaduti è quella in cui Arcade divenne Bootes, mentre l’Orsa Minore fu l’omaggio che Artemide stessa volle fare alla sua prediletta una volta appresa la verità.

 

Artemide dette fama [a Callisto] ponendone in cielo una seconda immagine di fronte alla prima, così che ne ricevesse doppio onore.

(Eratostene, Epitome dei Catasterismi)

 

E infatti le due figure in cielo si guardano e sono speculari fra loro.

 

 

 

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