Il mito di Perseo nell'arte

L'eroismo di Perseo ha influenzato l'arte fin dai suoi albori. Il figlio di Zeus e Danae è infatti il soggetto più antico e più rappresentato della scultura e pittura vascolare greca. Il suo senso della giustizia, la dike, una delle massime virtù greche di cui Zeus è il garante, è così profondo da divenire egli stesso il suo simbolo. Perseo è dunque dike, ma non solo: Perseo è anche personificazione del coraggio, che non deve mai mancare qualora si tratti di difendere e far trionfare la giustizia.

A questi temi, i greci erano molto sensibili e nel riprodurre la saga dell'eroe, privilegiarono l'episodio rappresentativo della decapitazione di Medusa. Sulle ceramiche infatti è la scena di gran lunga più presente. Uno dei tanti esempi lo troviamo su una hydria attica a figure rosse risalente all'inizio del V secolo a.C. attribuita al Pittore di Pan e conservata al British Museum di Londra.

 

Il mito di Perseo

Hydria attica a figure rosse del Pittore di Pan in cui sono rappresentati Perseo con la testa di Medusa nella kibisis, Medusa decapitata e Atena, protettrice dell'eroe (British Museum,  ca. 500 - 450 a.C.).     
Immagine: www.theoi.com

 

Al centro della scena vi è Medusa, rappresentata sotto sembianze umane e con le ali, la quale si sta accasciando dopo essere stata decapitata. A sinistra Perseo scappa portando a tracolla la kibisis da cui si intravede la testa appena colta della Gorgone. L'eroe indossa l'armatura con cui verrà sempre rappresentato: calzari alati e falcetto di Hermes, elmo di Ade e appunto la sacca contenente il capo di Medusa. A destra invece lo segue Atena, sua protettrice che attraverso la vittoria di Perseo, ottiene la sua vendetta personale sulla Gorgone, la quale tanto tempo prima era stata violata da Poseidone proprio nel suo tempio, arrecandole così oltraggio.

Un cratere apulo a figure rosse attribuito al Pittore di Tarporley dipinto circa un secolo più tardi, mostra invece Perseo che consegna il capo di Medusa ad Atena.

 

Il mito di Perseo

Sul cratere apulo a figure rosse attribuito al Pittore di Tarporley, Perseo e Atena guardano il volto di Medusa usando lo scudo della dea come specchio e uscendo così indenni dalla visione (Museum Collection Museum of Fine Arts, Boston, ca. 400 - 385 a.C.).     
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La dea lo impugna per i capelli e insieme all'eroe lo guarda riflesso nello scudo. Gli occhi della Gorgone infatti mantengono il potere di pietrificare anche dopo la morte, ragion per cui non bisognava mai guardare le spoglie direttamente ma in un'immagine riflessa.

In seguito Atena porrà il volto malefico al centro del suo scudo, trasformandolo così in un'arma non più solo difensiva ma anche offensiva. Il cratere si trova nel Massachusetts, al Museum of Fine Arts di Boston.

Ma accanto all'episodio dominante della decapitazione, si trovano naturalmente anche altri momenti della vita di Perseo; per esempio quello dell'abbandono nella cassa di legno poi spinta in mare raffigurato su una hydria attica a figure rosse attribuita al Pittore di Gallatin, conservata anch'essa al Museum of Fine Arts di Boston insieme al cratere apulo.

 

Il mito di Perseo

Hydria attica a figure rosse del Pittore di Gallatin in cui è rappresentato il momento in cui il re Acrisio (in piedi a sinistra) ordina alla figlia Danae di entrare col piccolo Perseo che tiene in braccio nella cassa di legno che verrà poi abbandonata al mare  (Museum Collection Museum of Fine Arts, Boston, ca. 490 a.C.).     
Immagine: www.theoi.com

 

Il recipiente per l'acqua risale al 490 a.C., anno della battaglia di Maratona, e mostra Acrisio, a sinistra, che ordina a un servo di rinchiudere la figlia col piccolo Perseo nella cassa e di sospingerla nel mare affinché prenda il largo.
La principessa, che tiene in braccio l'eroe bambino, è in posizione opposta ad Acrisio, sulla destra. L'altra donna al centro è probabilmente Euridice, la madre di Danae che, dal gesto della mano, pare dichiararsi contraria alla decisione del marito.

A partire dall'epoca romana, viene invece privilegiata la vicenda di Andromeda e da allora nell'arte, il nome di Perseo compare in prevalenza legato a quello dell'amata.

Celebre è l'affresco pompeiano proveniente dalla Casa dei Dioscuri e custodito presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, in cui l'eroe scioglie le catene ad Andromeda dopo avere ucciso il mostro, visibile nell'angolo in basso a sinistra.

 

Il mito di Perseo

Perseo e Andromeda nell'affresco della Casa dei Dioscuri di Pompei (Museo Archeologico Nazionale di Napoli, 50 - 79 d.C.).

 

Nella Villa San Marco di Stabia invece si trovava invece un altro affresco in cui l'eroe mostra vittorioso la testa di Medusa.

 

Il mito di Perseo

Nell'affresco proveniente da Villa San Marco a Stabia, altra località distrutta dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., Perseo mostra trionfante la testa mozzata di Medusa (Castellammare di Stabia, Antiquarium, I secolo d.C.).

 

Con un balzo nel tempo di quasi quindici secoli, ritroviamo la stessa figura trionfante di Perseo in una scultura divenuta celeberrima.

 

Il mito di Perseo

Statua bronzea di Perseo trionfante, opera dello scultore Benvenuto Cellini (Piazza della Signoria, Firenze, 1553).

 

Siamo nel 1553 e lo scultore fiorentino Benvenuto Cellini impreziosisce Piazza della Signoria col suo magistrale Perseo, una statua in bronzo che si erge in prima fila nella Loggia dei Lanzi e che rappresenta l'eroe appena reduce dall'impresa con la Gorgone.

Dall'alto del suo maestoso piedistallo, Perseo esibisce al pubblico la testa recisa di Medusa grondante di sangue. Il volto del figlio di Zeus è sfinito ma vittorioso, come dimostra il piede premuto sul corpo esanime dell'avversaria, dal cui collo escono miriadi di serpenti inaspriti.

La postura dell'eroe esalta la bellezza del corpo umano proprio secondo la concezione greca dello stesso, al punto che si è rapiti da tanta perfezione e al punto che la statua pare possedere una forza magnetica che costringe a girarle attorno per ammirarla da ogni punto di vista.

Su uno dei lati del basamento marmoreo, Cellini ha applicato un bassorilievo in bronzo che raffigura il salvataggio di Andromeda da parte di Perseo.

 

Il mito di Perseo

Particolare del basamento della statua di Perseo di Benvenuto Cellini raffigurante il salvataggio di Andromeda da parte dell'eroe (Piazza della Signoria, Firenze, 1553).

 

L'eroe, in alto a sinistra, scende volando verso il mostro che dalle acque lo sfida, mentre Andromeda legata alla roccia si volta impaurita verso la spiaggia dove i genitori e il popolo etiope osservano atterriti la scena.

A distanza di un secolo dal capolavoro di Cellini, ci troviamo in pieno Barocco quando l'Olanda in particolare sta vivendo il suo periodo d'oro con i dipinti di Rembrandt, Vermeer e Hals, solo per citare i più celebri.

Alla morte di Rembrandt, si distingue ad Amsterdam un certo Gérard de Lairesse il cui stile inizialmente si ispira al grande pittore defunto per avvicinarsi in seguito maggiormente a quello del francese Poussin.

Proprio nell'anno di morte di quest'ultimo, nel 1665, de Lairesse dipinse la Preparazione di Perseo all'uccisione di Medusa, in cui viene raffigurata la scena dove l'eroe riceve l'armatura da Ermes e da Atena.

 

Il mito di Perseo

Preparazione di Perseo all'uccisione di Medusa di Gérard de Lairesse (Museum der Bildenden Kunste, Lipsia, 1665).

 

Il messaggero degli dèi con l'elmo dell'invisibilità di Ade sul capo, è intento a legare il primo dei suoi sandali alati al piede di Perseo, mentre Atena fissa il proprio scudo al braccio dell'eroe. A terra vicino a Ermes è pronto invece il falcetto per decapitare Medusa. Ad assistere alla scena vi sono le ninfe che Perseo aveva trovato dopo aver ingannato le Graie.

Un quadro di grande potenza emotiva è il Perseo e Andromeda di Charles-Antoine Coypel dipinto nel 1726 e custodito al Louvre.

 

Il mito di Perseo

Perseo e Andromeda di Charles-Antoine Coypel (Louvre, 1726).

 

Figlio del primo pittore di corte, Coypel successe al padre nel 1722 e mostrò di avere grande talento nell'arte ereditata, tanto che col passare degli anni, rivestì posizioni di rilievo quali direttore dell'Accademia Reale e non di meno ricevette incarichi prestigiosi come la produzione di quadri per la reggia di Versailles. Il Perseo e Andromeda di Coypel è una tela di ampio respiro ma che allo stesso tempo trasmette forte tensione: nubi nere si ergono come fumi di un relitto affondato dopo essere bruciato e invadono il cielo quasi oscurando il sole; il mare color della pece è sconvolto dalla furia del mostro che tenta rabbiosamente di assalire Perseo in un'irruzione dall'alto; le Nereidi poi, nei pressi della roccia sacrificale, vengono investite con violenza dalle onde divenute ormai incontrollabili e gettano sguardi allarmati al giovane, pronto a sferrare il colpo letale.

Osservando il cielo invece, ecco la folgore di Zeus sbucare dalle nubi che sovrastano Andromeda e annunciare imminente tempesta, mentre la ragazza incatenata guarda l'eroe sperando nella salvezza.

Nonostante tutto questo, il sentimento d'amore dei futuri sposi si fa spazio nell'atmosfera avvelenata attraverso la figura alata di un piccolo Cupido, e intanto a riva Cassiopea e Cefeo scongiurano Perseo di salvare la figlia. Sullo sfondo a destra, la folla sostiene l'eroe in cima alle mura della città.

L'esito dell'avventura come sappiamo è a lieto fine e possiamo gustare il sollievo che arriva dopo tanto patire, in un dipinto di cinquant'anni dopo, opera del tedesco Anton Raphael Mengs, considerato in Europa il maggiore esponente del Neoclassicismo in un secolo in cui il movimento pittorico dominante era ancora il Barocco.

 

Il mito di Perseo

Perseo e Andromeda di Anton Raphael Mengs (Hermitage, 1774-1779).

 

Affascinato dall'antichità e stretto amico di Johann Joachim Winckelmann, colui che è considerato il fondatore dell'archeologia classica e della storia dell'arte, anche Mengs dedicò una delle sue tele alla liberazione di Andromeda.

Il titolo è lo stesso di tanti altri quadri in onore dell'eroe, ma il suo Perseo e Andromeda ritrae i giovani amanti quando tutto è finito. Perseo, raffigurato nudo come voleva la scultura greca per i corpi maschili, è pronto a condurre con sé Andromeda, delle cui catene non c'è ormai più traccia. Sempre in accordo con i canoni stilistici dell'Antica Grecia, la principessa indossa il peplo, la veste tipica della statuaria femminile, che nella scultura viene resa con la tecnica del panneggio.

Perseo è accompagnato dal cavallo Pegaso, originatosi dal collo reciso di Medusa che, in una variante del mito, scorta l'eroe nell'impresa etiope.

Ai piedi del quadro giace esangue il mostro inviato da Poseidone mentre la scena preannuncia l'uscita a destra dei due innamorati al passo di un Cupido alato annunciatore di nozze.

Fra le raffigurazioni astronomiche infine spicca la tavola uranografica di Hevelius (a inizio pagina) risalente al 1690.


 

 

 

 

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