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PESCI

Pisces, Piscium

Psc

 

02 - Pesci (mito)

La costellazione dei Pesci nell'Uranographia di Hevelius (1690).     
Immagine: http://www.atlascoelestis.com

 

Con i Pesci si chiude il ciclo dei miti zodiacali e, come spesso capita lungo la volta celeste, un filo invisibile si snoda fra le costellazioni legando fra loro quelle che condividono la stessa leggenda.

E’ il caso dei Pesci, la cui storia è intrecciata con quella del Capricorno. Quest’ultimo era Pan, il dio dei boschi che viveva in Arcadia, il quale con uno stratagemma mise in salvo gli dèi olimpici dagli attacchi di Tifeo, un'enorme creatura terrigena che scagliava massi incandescenti contro le sedi celesti. Era impossibile per gli dèi stessi trattenersi nelle loro dimore e, incredibile a pensarsi, furono presi da così grande terrore che abbandonarono l’Olimpo e fuggirono lontano, in terre sicure, dove il mostro brutale non potesse trovarli mai.


Secondo alcuni, gli dèi si rifugiarono in Egitto lungo le sponde del Nilo, mentre secondo altri si fermarono in Siria nei pressi del fiume Eufrate. Altri ancora invece narrano che viaggiarono fino alla remota Mesopotamia, più precisamente a Babilonia. In ogni caso, gli immortali greci si recarono in paesi tanto lontani geograficamente quanto culturalmente; l’Egitto, la Siria, Babilonia, sono infatti tutti luoghi di stampo orientale e capiremo fra poco perché. Ciò che accadde è che, ovunque essi siano stati, Tifeo li raggiunse, e a quel punto il dio Pan suggerì a tutti gli dèi di trasformarsi in animali perché solo l’inganno avrebbe potuto salvarli.

Fu così che Apollo si trasformò in un corvo, la sorella Artemide in un gatto, Era in una bianca giovenca, Dioniso in un capro, Hermes in un ibis, mentre Afrodite si gettò insieme al figlio Eros nel fiume ed entrambi si tramutarono in pesci. Sono proprio loro quelli che vediamo brillare nel blu non acqueo ma del cielo notturno autunnale.

Il poeta latino Manilio che ha collocato la vicenda in Mesopotamia, ci tramanda così la trasformazione:

E' in pesce invero che si trasformò Citerea,
quando scampò immergendosi nelle onde di Babilonia
a Tifone dalle zampe di rettile che aveva alate le spalle,
e tra le squame di pesce insinuò il fuoco della sua passione.
(Manilio, Astronomica, IV, 579-582)
 

Citerea è uno degli appellativi di Venere, in quanto l’isola di Citera fu la prima che la dea toccò durante la sua “gestazione” marina prima di approdare a Cipro, l’isola che ne vide la nascita vera e propria dalle onde del mare.

La Siria invece fa da sfondo all’evento in quanto ci tramanda il mitografo romano Hygino, il quale aggiunge che in seguito alla trasformazione di Afrodite ed Eros in pesci,

… i Siriani che vivono in quei paraggi, hanno rinunciato a mangiare i pesci e si guardano bene dal pescarli per non dare in circostanze simili, l’impressione di voler attaccare i rifugi degli dèi o, addirittura, di impossessarsene
(Hygino, Poeticon Astronomicon)

 

Infine a proposito dei luoghi in cui è stato ambientato il mito, abbiamo detto che si tratta sempre di terre orientali. La scelta geografica va ricercata nella giustificazione che si diedero i Greci quando vennero in contatto con la religione egiziana e con quelle dei paesi asiatici. Tradizionalmente infatti le antiche divinità orientali erano zoomorfe, ossia presentavano tratti animali al posto di parti umane. Il caso più conosciuto è sicuramente quello degli dèi egizi con le loro teste animali su corpi d’uomo. Questa raffigurazione costituì un’autentica novità per i Greci, abituati invece ad antropomorfizzare tutta quanta la natura. Fu attraverso il mito che essi se ne diedero una ragione e immaginarono che quegli strani dèi altri non fossero che i loro, i quali si erano trasformati in animali per sfuggire alle persecuzioni di Tifeo.
Fra di essi Afrodite ed Eros immortalati nella preziosa tavola di rame dell'Uranographia di Johannes Hevelius datata 1690 (a inizio pagina).

 

 

 

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