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CIGNO

Cygnus, Cygni

Cyg

 

04 - Cigno (mito)

La costellazione del Cigno nell'Uranographia di Hevelius (1690).     
Immagine: http://www.atlascoelestis.com

 

Il cigno ad ali spiegate tatuato sulla volta celeste altri non è che Zeus, il signore degli dèi, il quale assunse tali sembianze quando si innamorò di una dea. Nemesi era il suo nome, in greco significa sdegno, vendetta e infatti era la divinità deputata a punire coloro che si macchiavano di hybris, la tracotanza, la sfida dell’uomo all’ordine delle cose, fra cui gli dèi stessi. Nemesi era al servizio di Temi, che era colei che presiedeva alla legge, in particolare quella naturale e ogni volta che le si mancava di rispetto, Nemesi correva in suo aiuto per vendicarla.

Nemesi aveva il suo tempio più importante in una città dell’Attica chiamata Ramnunte e fu probabilmente lì che si svolse la storia di Zeus. Quest’ultimo infatti desiderava unirsi a lei, ma ella cercò in tutti i modi di sfuggirgli. Nemesi infatti aveva sempre accanto a sé la dea Aidos, Pudore. Come protettrice di Temi, Nemesi era legata alla purezza e accondiscendere alle avances di Zeus avrebbe significato corrompere la propria identità e la propria missione. Riuscì a sottrarsi al re dell’Olimpo a tal punto che questi dovette ricorrere a uno stratagemma. Chiese ad Afrodite di trasformarsi in un’aquila, mentre egli avrebbe preso le sembianze di un cigno. Sotto quelle spoglie le disse poi di inseguirlo.

Zeus simulò così di essere in fuga da un’aquila e si diresse verso Nemesi. La dea vedendo il povero animale, lo accolse nel grembo per proteggerlo e infine si addormentò tenendolo fra le braccia.


 
Durante il sonno Giove poté possederla, poi volò via e, poiché gli uomini lo vedevano librarsi alto nel cielo, pensarono che andasse a collocarsi tra le stelle. Per far sì che questo non risultasse una falsità, Giove veramente pose nel firmamento la sua immagine volante con l’Aquila che lo inseguiva.

(Igino, Astronomica)

 

E infatti le due costellazioni splendono vicine.

Naturalmente, gli incontri di Zeus non sono mai sterili e così dopo alcuni mesi Nemesi partorì uno splendido uovo che però non volle tenere e lo abbandonò in un bosco. Un pastore che si aggirava da quelle parti lo trovò e lo portò a Sparta affidandolo alla moglie del re, Leda. Ella lo mise al sicuro in un’urna e poco tempo dopo si schiuse: ne uscì una bellissima bambina. Il suo nome era Elena ed era destinata a lasciare un segno indelebile nella storia della Grecia e di tutto l’Occidente.

L’arte ha celebrato il mito di Zeus trasformato in cigno con molta partecipazione, accogliendo però la versione in cui il dio non si unisce a Nemesi ma a Leda. Le opere d’arte infatti si intitolano sempre Leda e il cigno e dall’antichità ai giorni nostri numerosi artisti hanno ritratto e ritraggono la coppia nella loro pittura o scultura.

A metà del IV secolo a.C., sul finire dell’età classica della Grecia, il pittore cosiddetto del Louvre decorò col mito di Zeus e Leda un loutrophoros, un recipiente destinato a contenere l’acqua lustrale utilizzata in cerimonie rituali come la pulizia del corpo dei defunti o durante i matrimoni

 

04 - Cigno (mito)

Loutrophoros a figure rosse del Pittore del Louvre raffigurante Zeus sotto le sembianze di un cigno e Leda (IV secolo a.C., Paul Getty Museum, California).     
Immagine: www.theoi.com/Gallery/T20.1C.html

 

La pittura è a figure rosse e ritrae al centro della scena Zeus sotto forma di cigno che termina il suo volo al cospetto di Leda e le dà un bacio sulla bocca. Leda non può opporsi perché alle sue spalle Hypnos, il sonno, le ha appena versato sul capo gocce dell’acqua del fiume Lete, addormentandola e spingendola tra le braccia del dio. Dalla parte opposta Peitho, la dea della persuasione, assiste all’unione favorendola col suo potere. Il vaso proviene dalla Puglia e oggi è conservato al Paul Getty Museum di Malibu in California.

Al Rinascimento è invece da ascrivere l’opera del Tintoretto che ritrae una sensualissima Leda adagiata sul letto a baldacchino mentre accarezza il collo del cigno.

 

04 - Cigno (mito)

Jacopo Tintoretto, Leda e il cigno (1570-1575, Museo degli Uffizi, Firenze).

 

Il lenzuolo e la tenda che scende dal baldacchino, perfetti nella resa delle pieghe, scivolano lungo la stessa linea tracciata dalla sagoma di Leda, dividendo il quadro in diagonale. Al margine inferiore della immaginaria diagonale opposta, è accovacciato invece il cigno che crea così l’intersezione che prelude all’unione dei due. I colori sono intensi e luminosi com’è uso nell’arte rinascimentale e la combinazione cromatica è indice di una predilezione per il chiaroscuro, altro tratto tipico di questo stile sul finire del XVI secolo. Il dipinto fu composto infatti fra il 1570 e il 1575 e si trova a Firenze alla Galleria degli Uffizi.

Circa due decenni dopo l’opera di Tintoretto, l’arte aveva inaugurato lo stile Barocco che ebbe uno dei suoi massimi esponenti nell’olandese Peter Paul Rubens.

 

04 - Cigno (mito)

Peter Paul Rubens, Leda e il cigno (1598-1600, Staatliche Kunstsammlungen, Dresda).

 

Questi dipinse nel 1598-1600 un quadro dal pronunciato erotismo. L’arte barocca del resto mirava al coinvolgimento dei sensi suscitando emozioni forti. Il rapporto con lo spettatore doveva essere viscerale, lontano dall’intelletto. E il quadro di Rubens centra perfettamente l’obiettivo. Leda è completamente abbandonata al corteggio di Zeus che le si è insinuato nel grembo e l’intensità del contesto trasforma il sonno in un momento carico di raffinata sensualità. Il dipinto è ospitato in Germania allo Staatliche Kunstsammlungen di Dresda.

Del 1690 è invece la tavola uranografica di Hevelius dove il cigno viene raffigurato dal punto di vista dell’uomo che lo guarda volare sopra di sé (a inizio pagina).

Con un salto di quasi due secoli, arriviamo alla seconda metà dell’Ottocento dove il pittore parigino Gustave Moreau con il suo stile del tutto originale, diede la sua interpretazione del mito di Zeus e Leda.

 

04 - Cigno (mito)

Gustave Moreau, Leda e il cigno (1865-1875, Musée Gustave Moreau, Parigi).

 

E’ il decennio 1865-1875 e Moreau è considerato il precursore del Simbolismo e colui che ha ispirato i surrealisti del Novecento come Salvador Dalì. La sua pittura pone degli interrogativi, invita ad andare oltre, a trovare dei significati nascosti. L’atmosfera è impregnata di sacro, come anche in questo dipinto dove attorno a una nobile Leda assorta e senza veli, si eleva verso il cielo una coppia di angeli – insoliti abitanti dell’Olimpo – i quali sorreggono una corona, segno della presenza di un re, in questo caso il re degli dèi, Zeus. Il cigno stesso ha ali d’angelo e dietro il suo capo teneramente appoggiato su quello di Leda, splende un sole dorato, che coi suoi raggi lo incorona svelando in questo modo l’identità divina dell’animale. Il Musée Gustave Moreau di Parigi custodisce questo capolavoro di un artista geniale e unico.
 

 

  

 

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