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CANE MINORE

Canis Minor, Canis Minoris

CMi

 

03 - Cane Minore (mito)

La costellazione del Cane Minore nell'Uranographia di Hevelius (1690).     
Immagine: http://www.atlascoelestis.com

 

Poche sono le testimonianze antiche riguardo alla piccola costellazione del Cane Minore. D’altra parte non da tutti era ritenuta una costellazione a sé.

Il mitografo e scienziato Hygino, ufficialmente bibliotecario di Augusto, ci riferisce che “alcuni pensano che appartenga ad Orione”.

Osservando la raffigurazione del Cane Minore nell’Uranographia di Hevelius (a inizio pagina), lo troviamo posto fra i Gemelli e l’Unicorno (Monoceros) e alla destra di Orione. Per la verità non è così scontato che si tratti di un’estensione di quest’ultima costellazione, tant’è che spesso, come ci racconta sempre Hygino, lo si confondeva con la più rinomata e ampia costellazione del Cane Maggiore, situato appena sotto l’Unicorno. Più che un’estensione, il termine più corretto sarebbe forse “seconda parte”.

Chi l’ha vista come una costellazione a sé, potrebbe aver sfruttato il suo levarsi sull’orizzonte prima del Cane Maggiore, una sorta di avviso a non farsi trarre in inganno o di suggerimento alla costellazione di simile geometria che sarebbe sorta di lì a poco. La parola Procione infatti è la composizione delle parole greche pro e kynos, cioè prima del cane e non è da confondersi con l’animale omonimo.

Dal punto di vista mitologico, essendo spesso confusa con la costellazione del Cane Maggiore, ne ha adottato sia l’identità che le vicende. Era in particolare il cane che seguiva Orione nelle sue battute di caccia e, in quanto cane da caccia possedeva gli attributi necessari al buon esito delle battute.

ll poeta latino Manilio fa del Cane Minore il segugio che prepara le armi da caccia al Cane Maggiore in attesa del suo arrivo all’orizzonte, e descrive le virtù che infonde ai nascituri sotto le sue stelle:

… lo spuntare di Procione, quando già il ventesimo settimo
grado nel Cancro si trae fuori dai flutti verso il firmamento,
non già le cacce attribuisce alle proprie creature, bensì gli strumenti
del cacciare. Nutrire cuccioli dal fine odorato
e classificarne le razze dagli avoli, e le qualità per zone d’origine
e fabbricare reti e spiedi con su infissa una robusta
punta e flessibili giavellotti dai nodi spianati
e qualsiasi attrezzo pretenda ogni specialità di caccia praticata
concederà loro di costruire e di vendere per il proprio guadagno.
(Manilio, Astronomica, V, 197-205)


 

 

 

 

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